Arsenico, valori al limite in tre serbatoi

Arsenico, valori al limite in tre serbatoi

Arsenico, valori al limite in tre serbatoi. Sono quelli di Grotticella, Monte Jugo e 480. Sono i più importanti, quelli che riforniscono i quartieri più grandi della città, e hanno tutti concentrazioni di arsenico al limite di legge: 10 μg per litro. Tanto che una buona parte della popolazione interessata, nonostante non siano in vigore ordinanze di non potabilità, non utilizza l’acqua che esce dal rubinetto per scopi alimentari. Viterbo è il più grande ma non è l’unico dei comuni della provincia che tuttora fanno registrare valori al limite o addirittura sforamenti. A dimostrazione che il problema delle acque contaminate nella Tuscia è tutt’altro che risolto.

COMITATO ALL’ATTACCO

Tant’è che contro l’Italia, proprio a causa della situazione idrica viterbese, c’è in corso una procedura di infrazione a livello europeo. A suonare di nuovo la sveglia alle istituzioni è il comitato Non ce la beviamo, che punta il dito sull’assordante silenzio calato su problema, mentre la politica discute di tariffa unica e mentre prosegue l’iter per la cessione del 40% delle quote di Talete ai privati. In effetti del progetto di miscelazione delle acque per abbassare le concentrazioni tramite l’allaccio all’acquedotto toscano del Fiora non si parla più.

LA SITUAZIONE NELLA TUSCIA

“Nel frattempo – attacca il comitato Non ce la beviamo – i cittadini viterbesi, almeno quelli che se lo possono permettere, sono costretti a rifornirsi di acqua al supermercato perché non si fidano di quella del rubinetto di casa”. Ma il capoluogo, come detto, non è l’unico comune con i valori al limite: ad Acquapendente è sorvegliato speciale il serbatoio Cupellara, a Calcata la rete idrica del centro storico, idem a Grotte di Castro, a Lubriano e a Monterosi, a Nepi desta attenzione la sorgente Varano, a Proceno sia la rete idrica del centro che quella delle Conce, a Soriano nel Cimino la sorgente di Papacqua.

Massimiliano Conti

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