La penitenziaria minaccia di scendere in piazza

La penitenziaria minaccia di scendere in piazza

Una rivolta, un detenuto morto per malore e un tentato suicidio: è quello che è successo, in un solo giorno – sabato – nel carcere di Mammagialla. Un giorno di ordinaria follia come capita sempre più di frequente nell’istituto penitenziario viterbese.

I sindacati minacciano manifestazioni

I sindacati da mesi chiedono interventi, tra tutti l’aumento del personale, visto che da molto tempo c’è carenza di organico. Ma le richieste, almeno fino ad ora, non hanno sortito effetti, per cui minacciano manifestazioni e chiedono il supporto della politica in questa loro lotta.
In un comunicato, i sindacati Sinappe, Uilpa, Uspp, FnsCisl e FpCgil, evidenziano che “quanto accaduto nell’ultima settimana impone una seria riflessione sull’avvio di iniziative di protesta pubbliche per chiedere urgenti misure di intervento all’Amministrazione penitenziaria, affinché in carcere si possa lavorare in sicurezza, avere personale sufficiente per gestire un’organizzazione del lavoro in grave difficoltà a garantire l’ordine e sicurezza. Alla Regione chiediamo il necessario supporto sanitario rispetto ai tanti problemi causati da detenuti con evidenze psichiatriche”.

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Mammagialla è tra i penitenziari più vulnerabili

Mammagialla è la sede che in queste ore ha dimostrato di essere tra le più vulnerabili del Lazio, con 630 detenuti rispetto ai 400 posti e 100 unità in meno rispetto all’organico previsto.
“Occorre, da parte del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria – evidenziano i sindacati – una verifica anche sull’organizzazione del lavoro e sui motivi, a parte la carenza di risorse umane, dell’incremento significativo di personale in prepensionamento o assente per lunghi periodi per motivi di salute. Ad oggi gli assenti per malattia superano circa 30 unità, e sono assenze per stress da lavoro post traumatico dovuto alle aggressioni subite. Non meno importante l’incidenza delle assenze dovute a patologie per pregresse cause di servizio, con molto personale addirittura esentato da vari servizi interni e impiegato in compiti di minor aggravio, situazione sulla quale l’Amministrazione dovrebbe interrogarsi”.

B.M.

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