Pedofilia: al Telefono Azzurro 275 segnalazioni nel 2022
La Fondazione Telefono Azzurro ha gestito un totale di 275 casi di abuso (online e offline) nel corso del 2022, quasi uno al giorno, attraverso i due servizi di Ascolto e Consulenza 19696 e il 114 Emergenza Infanzia, promosso dal Dipartimento per le Politiche della Famiglia e gestito da Telefono Azzurro. Dal 2015 al 31 marzo del 2023 sono 2.791 i casi totali.
I dati vengono riportati in vista della Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia, che si celebra il 5 maggio. Dalla lettura dei dati emerge inoltre che nel caso dell’abuso offline, in media quasi 1 responsabile su 4 (38%) è un genitore della vittima e la fattispecie più frequente è il toccamento/essere toccato nei genitali. Nel caso dell’abuso online, invece, l’estraneo è con maggior frequenza un estraneo.
Solo la punta dell’iceberg
Questi dati non devono trarre in inganno l’osservatore italiano: quelli segnalati sono la punta dell’iceberg e come provano i report internazionali gli abusi online sono i meno denunciati, per questo non solo c’è bisogno di norme innovative e di risorse per il controllo, ma anche di una educazione intergenerazionale all’uso degli strumenti informatici, alla sicurezza in rete, al rispetto degli spazi dove sono presenti i minori anche sul web.
Venerdì mattina, alla presenza delle istituzioni, con il patrocinio della Presidenza del Senato e della Camera dei Deputati, e nella cornice della Sala Polifunzionale di Palazzo Chigi a Roma, si discuterà delle prossime essenziali mosse che l’Italia deve fare per risalire il ranking internazionale che la vede molto indietro in termini di prevenzione degli abusi e soprattutto in tema di tutela delle vittime, così come anche nella mancanza di politiche attive che trattino gli autori di reato mentre sono in carcere.
“Una rete territoriale di cui il 114 – Emergenza Infanzia, è un primo essenziale tassello ma che non può rappresentare l’unica soluzione – si legge in una nota di telefono azzurro – Molto è stato fatto in questi ventiquattro anni, ma molto è ancora da fare anche perché il quadro di riferimento è molto cambiato con l’avvento della Rete e l’imponente scambio di materiali relativi agli abusi su bambini e adolescenti che viaggiano tra i continenti. Per riuscire ad operare questa trasformazione serve il contributo di tutti: scuola, sanità territoriale, terzo settore e società civile oltre alle imprese che operano in rete, in uno sforzo comune che apra un dibattito come già avvenuto in altri Paesi. Ma soprattutto servono i mass media, serve rompere una cortina di silenzio e opacità che avvolge questo fenomeno”.