Botte alla moglie, condannato a tre anni
Botte alla moglie, condannato a tre anni. Il dibattimento a carico dell’uomo, detenuto presso il carcere di Mammagialla, si è concluso giovedì davanti al giudice Ilaria Inghilleri. Proprio qualche settimana fa ha testimoniato il figlio, collaboratore di giustizia da anni e incluso nel programma di protezione così come la madre, parte offesa nel procedimento.
LA TESTIMONIANZA DEL FIGLIO
“Mio padre è un violento”, aveva affermato in aula il pentito. “A seguito dell’ennesimo episodio di violenza accompagnai mia madre al centro Penelope di Viterbo”, aveva continuato a spiegare il testimone chiave. “Volevo che questa storia finisse e che si separassero. “La nostra non è mai stata una famiglia tranquilla. Mio padre maltratta mia madre da quarant’anni – aveva precisato il pentito -. Succedeva anche quando vivevamo ancora in Sicilia. Una volta cominciò a colpire mia madre con un’asta di ferro e lei si salvò perché lui fu fermato da mio fratello e da una vicina di casa. Più di recente, a marzo del 2022, scaraventò a terra mia madre e iniziò a colpirla. Io mi misi in mezzo per dividerli e chiamai il 118 perché lei accusò un malore.
I RACCONTI DELLE VIOLENZE
In un’altra occasione le squarciò i lobi delle orecchie strappandole gli orecchini che indossava. Quando la gettò a terrà facendola cadere dal marciapiede mentre stavano andando in lavanderia io non c’ero, me lo raccontò mia madre, la quale per questo motivo successivamente fu sottoposta a un intervento chirurgico a una gamba. Due mesi dopo, mio padre colpì mia madre in viso con un sacchetto con dentro delle stecche di sigarette, minacciandola di consegnargli dei soldi altrimenti l’avrebbe ammazzata e continuò ad aggredirla prendendola a pugni. In quel momento consigliai a mia madre di trasferirsi altrove prima che lui la uccidesse. Quindi la accompagnai al centro antiviolenza”.
Valeria Terranova
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