Gli revocano l’accoglienza, fa ricorso al Tar e vince
Gli revocano l’accoglienza, fa ricorso al Tar e vince. Aveva violato per due volte le regole del centro di accoglienza della Tuscia dove era ospitato: in un prima circostanza, il 5 aprile di quest’anno, aveva utilizzato un fornello elettrico per cucinare; in una seconda, il 19 maggio, nella sua stanza era stato scoperto materiale “atto alla preparazione di cibi cucinati”.
Una sentenza dalle importanti implicazioni
Per questi motivi la prefettura di Viterbo, il 23 maggio, aveva revocato le misure di accoglienza concesse a un cittadino pakistano, il quale ha impugnato il provvedimento davanti al Tar del Lazio ottenendone l’annullamento.
E’ una sentenza dalle importanti implicazioni per la protezione dei diritti dei richiedenti asilo in Italia, quelle emessa dal tribunale amministrativo regionale il 13 settembre censurando il comportamento della prefettura e del ministero dell’Interno.
I giudici del Tar hanno riconosciuto il principio di proporzionalità e la dignità umana
Nel sottolineare l’importanza di allineare la legislazione nazionale a quella europea e alle decisioni della Corte di giustizia dell’Ue, i giudici della sezione prima ter del Tar hanno riconosciuto il principio di proporzionalità e la dignità umana nelle decisioni riguardanti le misure di accoglienza.
La revoca di quest’ultima, come detto, era stata decisa dalla prefettura a seguito della violazione delle regole del centro ospitante.
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I punti principali del ricorso
Il cittadino pakistano, tramite il suo legale, l’avvocato Margherita Condemi, ha basato il ricorso su diverse argomentazioni: innanzitutto ha sostenuto che la revoca delle misure di accoglienza violava l’articolo 23 del decreto legislativo 142/2015, in relazione all’articolo 20 della direttiva Ue 2013/33E; ha poi contestato l’eccesso di potere, il travisamento dei presupposti, il difetto di istruttoria, il difetto assoluto e comunque l’irragionevolezza e l’arbitrarietà della motivazione del provvedimento.
Massimiliano Conti
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