Un altro lato di Bob Dylan in mostra al Maxxi | Foto

Andrea Niccolini
15/02/2023

Un altro lato di Bob Dylan in mostra al Maxxi | Foto

Bob Dylan a maggio compirà 82 anni e a Roma il Maxxi propone una mostra in cui per la prima volta il cantautore poeta e scrittore, Premio Nobel per la letteratura, è visto da un’angolazione speciale: quella delle sue opere d’arte figurativa. Stavolta il menestrello di Duluth non racconta l’America con musica e parole, ma con matite, pennelli e colori; e ferro.
Cento lavori tra dipinti, disegni e sculture, con svariati contributi multimediali che ampliano il percorso, compongono la mostra “Retrospectrum”, in corso e visitabile fino al 30 aprile; Roma è la prima tappa europea dell’allestimento, che già è stato presentato al Modern Art Museum di Shanghai e al Patricia and Phillip Frost Art Museum di Miami.

Mostra al Maxxi

Entrando da una tenda-collage di copertine di dischi del cantautore, il visitatore è accolto dalle note di Tangled up in blue (“Tutte le facce che conoscevamo sono un’illusione per me ora / Alcuni sono matematici /altre sono mogli di camionisti /Beh, io non lo so come sia iniziato tutto / non so cosa stiano facendo delle loro vite / Ma io sono sempre sulla strada / diretto verso un altro locale / Abbiamo sempre provato le stesse cose / solo che le vedevamo da un punto di vista differente / aggrovigliati nella tristezza”), per entrare a tempo in un viaggio nell’arte di Bob Dylan: la sua musica soltanto come sottofondo, stavolta.
L’America, perlopiù, ma non solo: nei suoi lavori – la maggior parte del terzo millennio, con il suo “never ending tour” (tournèe senza fine) in pieno corso – Bob Dylan coglie dettagli di viaggio e li traduce in poesia, così come fa con le sue canzoni. Strade che si perdono all’orizzonte, locali notturni e insegne che luccicano, tramonti infuocati, ma anche angoli di strada anonimi che si illuminano per un momento.

 

 

Il catalogo

Nel testo che accompagna il catalogo della mostra, lo stesso Dylan scrive di come il punto di partenza sia l’impressione di un momento, un dettaglio apparentemente insignificante che diventa centrale nello sguardo e nella memoria. Un fiore, una bicicletta appoggiata a un muro, una serie di cartelli stradali in mezzo al nulla, insegne al neon, file d’auto sulla strada o ad una stazione di rifornimento: colori squillanti si alternano ad azzurri tenui che pervadono la scena. Fanno eccezione i dipinti dedicati a New Orleans – presentati in una sezione a sé stante – qui i colori lasciano il posto a neri e grigi, i paesaggi agli sguardi e agli atteggiamenti di persone incontrate sui tram e per strada.

Le opere

Tra le opere pittoriche spiccano quelle della sezione Deep focus, che presenta quadri che “si ispirano allo spirito documentaristico della fotografia e del cinema, nonché alla loro capacità di manipolare la realtà con la scelta di particolari tagli dell’immagine e inquadrature” (come sottolineano le note che introducono il visitatore alla visione): giocatori al biliardo, boxeur, bevitori al bancone di un bar, scene di strada “vintage” si susseguono proprio come in un piccolo documentario sull’America guardata con la lente della memoria cinematografica.

MOSTRA APERTA FINO AL 30 APRILE

La donazione

Delle opere in mostra, una è stata donata da Bob Dylan al Maxxi e resterà nella collezione del museo romano: è l’ombelico dell’esposizione e si tratta dell’installazione “Subterranean homesick blues series”: il lavoro, nato attorno alla canzone del 1965 Subterranean homesick blues, è composto dallo storico video in cui Dylan lascia cadere a terra fogli con su scritte parole tratte dal testo della canzone, e da 64 cartelli realizzati recentemente che riportano i testi dei fogli originali, allestiti a formare una parete accanto allo schermo. Per cultori è la sala in cui testi di canzoni trascritti a mano in calligrafia sono accompagnati da disegni ad essi riferiti: “Girl of the north country”, “Lay, lady lay”, “One too many mornings”, “Maggie’s farm”, “It ain’t me, babe” e altri.

Le sculture

Infine le sculture: attrezzi del mestiere di meccanici, fabbri, maniscalchi, raccontano ancora una volta la strada e la sua poesia, anzi la strada americana e la sua poesia, di nastri d’asfalto senza fine e di uomini e donne che vi lavorano sopra e accanto, di solitudini e di silenzi. Una suggestione romana è la ciliegina che Bob Dylan pone sull’esposizione: una colorata veduta della scalinata di Trinità dei monti in un bel giorno terso.

IL CORRIERE DI VITERBO SU FACEBOOK E INSTAGRAM

LEGGI IL CORRIERE DI VITERBO – EDICOLA DIGITALE