Superbonus, duemila posti di lavoro a rischio nell’edilizia
Superbonus, duemila posti di lavoro a rischio nell’edilizia. Duemila nuovi posti di lavoro creati nella Tuscia in due anni, una buona fetta dei quali ora rischia di volatilizzarsi. A lanciare l’allarme sulle possibili conseguenze che la fine del superbonus 110% potrebbe avere sull’edilizia è Andrea Belli, presidente dell’Ance di Viterbo, l’associazione dei costruttori.
TARQUINIA E ACQUAPENDENTE CITTA’ DELLA CERAMICA
Superbonus
Belli non nasconde la sua preoccupazione, anche se i contratti già in essere – dice – avranno tutto il 2023 per essere portati a termine. I nuovi invece andranno al 90% per un altro anno, poi chi vivrà vedrà. “Diciamo che il 110%, così come era stato concepito, era già morto per asfissia durante il governo Draghi – spiega Belli – dopo che i grossi player, come la Cassa depositi e prestiti e le Poste, avevano smesso di acquistare i crediti. A noi starebbe bene anche il 90%, che è comunque un modo per incentivare le ristrutturazioni e la transizione energetica responsabilizzando i proprietari nel cercare aziende serie e solide. Ma limitare questa misura a un solo anno, il 2023, è una presa in giro. Tempi così stretti non sono infatti compatibili con quelli del settore dell’edilizia”. Il presidente dell’Ance ammette che il superbonus ha avuto le sue criticità: “Abbiamo visto molti soggetti senza esperienza, senza solidità economica e senza professionalità gettarsi in un business estremamente redditizio. Una regolamentazione era sicuramente necessaria ma forse ora si è esagerato in senso opposto. La cessione del credito deve essere più semplice possibile, altrimenti il meccanismo si inceppa. Auspichiamo quindi che il governo possa rendere il bonus al 90% strutturale”.
Rischio
Diversamente, addio transizione energetica. “Che dei condomìni possano sobbarcarsi spese di 80-90 mila euro per installare pannelli fotovoltaici e cappotti termici è una pia illusione”.
Massimiliano Conti