Arresto Matteo Messina Denaro, Castelvetrano era la sua roccaforte
Arresto Matteo Messina Denaro, Castelvetrano era la sua roccaforte. Il boss, soprannominato “U siccu” o “Diabolik”, è nato proprio nel comune in provincia di Trapani il 26 aprile del 1962. Ha esercitato il suo potere di boss di Cosa Nostra in tutta la provincia, trasformando Castelvetrano nella sua roccaforte. Il suo potere però è andato ben oltre il trapanese, approdando a Palermo.
Famiglia mafiosa
Messina Denaro proviene da una famiglia mafiosa, con un padre come Don Ciccio che lo ha instradato, fino a trasformarlo in un sanguinario boss di Cosa Nostra dopo l’arresto di Totò Riina e Bernardo Provenzano.
Nel 1989 Messina Denaro riceve una denuncia perché ritenuto coinvolto nella faida tra i clan Accardo e Ingoglia di Partanna. Nel ’92 viene accusato dell’omicidio del capo della cosca di Alcamo, Vincenzo Milazzo, perché non accetta l’autorità di Riina. Poi viene ritenuto responsabile dell’uccisione anche della compagna di Milazzo e, finito in carcere Totò Riina, continua con le stragi a Milano, Firenze e Roma, insieme a Bagarella, Brusca e i fratelli Graviano.
Nel 1993 diventa latitante
Nel ’93 diventa latitante, nei suoi confronti vengono emessi mandati di cattura per omicidi, stragi, associazione mafiosa. Viene condannato per la Strage di Capaci, via d’Amelio e gli attentati di Roma, Firenze e Milano.
Ma il super boss Messina Denaro, a differenza di Provenzano, non si rifugia in montagna restando isolato ma preferisce una vita da boss moderno, da grande playboy con Ray Ban, vestiti griffati e un volto impenetrabile, orologi di lusso, macchine supercostose e donne disposte anche a prendersi condanne per favoreggiamento, con cui ha scambiato intensi pizzini intercettati dagli investigatori. Due di loro gli hanno donato anche due figli; in merito a questo aspetto si sa che la figlia ha vissuto per un periodo a casa della nonna, insieme alla madre, poi sono andate via. Dell’altro figlio, Francesco, invece, si hanno poche informazioni.