Civita Castellana, pericolo suicidi. Allo studio protezione a Ponte Clementino

Paolo Di Basilio
22/12/2022

Civita Castellana, pericolo suicidi. Allo studio protezione a Ponte Clementino

L’ultimo tentativo fortunatamente fallito c’è stato mercoledì sera, 21 dicembre, quando un ragazzo di 18 anni era pronto gettarsi nel vuoto. I carabinieri lo hanno alla fine convinto a desistere. Ma dal Ponte Clementino di Civita Castellana ormai i suicidi, compiuti o sventati, non si contano più.
Una scia praticamente infinita alla quale l’amministrazione Giampieri intendere mettere fine. “Stiamo valutando insieme ai tecnici, degli studi di fattibilità per applicare delle protezione da sottoporre poi al vaglio della Soprintendenza”. Il Ponte Clementino, arteria di collegamento tra il centro storico e la zona nuova della città fatta costruire da papa Clemente XI nel 1709, è infatti uno dei monumenti simbolo della città. Intervenire con delle barriere laterali significa infatti alterarne la fisionomia.

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“Ci vuole una soluzione che sia compatibile con l’aspetto architettonico e paesaggistico”, sottolinea Giampieri, che scarta l’ipotesi della rete, già presa in considerazione in passato: “Non è la soluzione” “Già in consiglio comunale, all’indomani del suicidio di un ex dipendente del Comune, – ricorda Giampieri – avevamo affrontato l’argomento. Va comunque premesso che chi intende togliersi la vita in qualche modo il modo per farlo lo trova; è indubbio però che il Ponte Clementino eserciti una forte attrattiva e che gettarsi di lì è diventato un gesto che fa clamore”. La fama del viadotto ha ormai travalicato i confini della provincia.

La lista degli ultimi suicidi

L’ultimo suicidio, l’8 dicembre scorso, è stato quello di una donna sabina, arrivata a Civita in macchina, proprio per togliersi la vita. Addirittura su Tripadvisor, il portale delle recensioni turistico-gastronomiche, c’è chi lo ha ribattezzato il “ponte dei suicidi”. Il fattore emulazione è abbondantemente dimostrato dalle cronache dei giornali.
Senza andare troppo indietro nel tempo, solo negli ultimi dieci anni i voli nella forra del Rio Maggiore – i 54 metri di altezza e la fitta vegetazione non lasciano praticamente scampo – sono stati innumerevoli. Solo per citarne alcuni: il 12 settembre del 2012 un trentenne si getta finendo su un albero. L’anno dopo, il 18 maggio 2013, è la volta di un 50enne, Gennaro De Luca, ceramista in cassa integrazione, sposato con tre figli. Temeva di perdere il lavoro.
Il 17 febbraio 2017 il 67enne Giuliano Magrini, noto avvocato di Corchiano, si fa accompagnare a Civita da un amico e si fa lasciare nei pressi della stazione Roma Nord. “Devo dare una cosa a una persona e torno”, le sue ultime parole, prima di gettarsi. Sei mesi dopo, il 14 agosto, Daniela Lazaroiu, 47enne rumena residente a Roma si toglie le scarpe e poi la vita. Interviene lo psichiatra Paolo Crepet che pone l’accento sull’effetto emulazione e bacchetta l’allora sindaco Gianluca Angelelli che troppo “sbrigativamente” ha liquidato come inutile la proposta della rete di protezione. Il 28 luglio del 2018 si getta il 52enne Luigi Brocchi. Il 29 dicembre 2021, è la volta del 68enne Sauro Cappanna.
Ogni volta la scena si ripete: traffico bloccato, sirene, ambulanze ed elicotteri dei vigili del fuoco che perlustrano la forra. Quindi le discese dei soccorritori e le risalite con i corpi senza vita. Uno strazio senza fine.

Massimiliano Conti

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