Ospedale Andosilla, muri crollati e ingressi incustoditi

Alessio De Parri
23/12/2022

Ospedale Andosilla, muri crollati e ingressi incustoditi

L’Andosilla cade a pezzi. Girare dentro l’ospedale civitonico significa compiere una specie di viaggio al termine della notte della sanità viterbese. Per farlo non c’è nemmeno bisogno di essere dei pazienti: basta passare da uno degli ingressi secondari per avere accesso, senza alcun tipo di controllo, ai meandri della struttura. Comprese le zone interdette perché pericolanti, come quella che si trova davanti all’ambulatorio di oculistica, dove due giorni fa si sono aperte delle enormi crepe sul muro e dove il pavimento è a rischio crolli. L’area – dove ha sede anche l’ambulatorio del chirurgo Fabio Campanile (che, senza essere informato dell’accaduto, pare si sia parecchio indispettito per aver trovato l’ingresso interdetto) – è attualmente bloccata da un armadio. Le inservienti che dalle cucine portano i pasti ai degenti devono ora fare un giro lunghissimo per raggiungere i reparti. Ma andiamo con ordine. Il viaggio inizia, per così dire, dalla fine: la striscia di strada davanti alla camera mortuaria, che è transennata a causa dell’asfalto sconnesso. Le barelle con i cadaveri destinati all’obitorio vengono quindi spinte in mezzo alla carreggiata. Poco più avanti c’è la farmacia dell’ospedale, che fornisce medicinali a persone affette da malattie spesso gravi o oncologiche. Queste persone aspettano il loro turno in strada, con buona pace del diritto alla privacy.

Altri 50 metri e si arriva davanti a un’altra area recintata e apparentemente abbandonata, all’interno della quale cresce una rigogliosa vegetazione spontanea. E’ l’ingresso della nuova morgue, chissà quando sarà finita. La strada che porta al pronto soccorso sembra bombardata: l’asfalto è disseminato di buche e voragini. A poca distanza dalla nuova morgue c’è un ingresso secondario. Sul vetro un cartello invita cortesemente a tenere la porta chiusa: “Pensate sia quella di casa vostra”. Peccato la porta sia aperta e che entrare all’interno dell’ospedale da qui sia semplicissimo. Così come è semplicissimo girare all’interno senza incontrare nessuno. Eppure in tempi di Covid, l’accesso all’ospedale dovrebbe essere consentito solo dall’ingresso principale, quello davanti al cup, previa misurazione della temperatura da parte di un operatore. Ma tant’è.

Nell’atrio c’è un carrello adibito al trasporto delle persone obese. E’ lì fermo da un anno, veniamo a sapere. Rotto. Arriviamo nella “zona rossa”, quella davanti al reparto d’oculistica. A sbarrare l’ingresso hanno posizionato un grande armadio con due strisce di plastica, una catena e un cartello scritto a mano che chiarisce: “zona interdetta, vietato l’accesso”. Hai visto mai che a qualcuno venisse in mente di spostare a forza l’armadio per entrare all’interno. Tra gli stipiti e l’armadio si intravede la porzione di muro crollato. I calcinacci sono ancora a terra. Il pavimento presenta avvallamenti. Salendo al piano superiore, sempre senza alcun controllo, si arriva nell’ex reparto di ostetricia abbandonato. Le stanze sono numerose e forse potrebbero essere destinate ad altre funzioni. L’unica funzione che svolgono attualmente è quella di spogliatoio per alcuni medici. Si arriva infine a una sala operatoria dismessa: ci sono ancora i macchinari, chissà quanto sono costati e chissà se funzionano. La stanza è ora adibita a ripostiglio. Benvenuti all’Andosilla.

Re. Vi.