Medici di base, l’allarme: “Grave carenza, aree sguarnite”
Medici di base, l’allarme: “Grave carenza, aree sguarnite”. L’Sos parte dall’Ordine dei medici di Roma. “Nella Regione rischiamo di far venire meno il cardine dell’assistenza territoriale del Sistema sanitario nazionale, ovvero quello rappresentato dai medici di base, che come tanti altri sanitari sono stati gli eroi della lotta alla pandemia”, il vicepresidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Roma, Stefano De Lillo.
Emergenza
I numeri dicono tanto della situazione a dir poco complicata; “Dei 5.000 medici in servizio fino a quattro anni fa- continua- adesso ne rimangono 4.400, il 30% dei quali andrà in pensione nei prossimi tre anni. Purtroppo attualmente nel Lazio ne mancano 440 e i corsi di formazione regionali non sono assolutamente in grado di soddisfare questa carenza. Il rischio è che, soprattutto nella periferia e in alcuni comuni della provincia ci siano aree sguarnite”, continua il vicepresidente.
No alle case di comunità
De Lillo boccia anche i progetti per l’assistenza territoriale dei quali si parla da mesi: “Non pensiamo che l’attuale idea di riforma della medicina territoriale, basata sulla creazione delle case di comunità, possa essere una risposta, se non con un investimento importante sul capitale umano dei medici e degli operatori sanitari, perché altrimenti si rischia esclusivamente di cambiare la targa alle case della salute, chiamandole poi case di comunità. L’altro pericolo- precisa De Lillo- è quello di sperperare i soldi del Pnrr su investimenti di carattere immobiliare e non sul capitale umano costituito dai medici che devono operare sul territorio”.
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Il rischio
“Tutto questo- dichiara inoltre- va sicuramente a danno dei cittadini, che rischiano di avere, soprattutto nei prossimi anni, una difficoltà a reperire il medico di libera scelta e, in ogni caso, soprattutto per quelli residenti nei comuni più piccoli della provincia o nelle aree della periferia, il rischio più grande è quello di averlo a una distanza sempre maggiore, con zone territoriali scoperte dalla rete dei medici di famiglia”.