Pasolini, nuova vita per la torre di Chia

Pasolini, nuova vita per la torre di Chia

Pasolini, nuova vita per la torre di Chia. Un legame forte, quello di Pier Paolo Pasolini con la Tuscia. Uno degli intellettuali più fervidi e controversi del Novecento scelse il borgo di Chia, e in particolare la sua Torre, per trascorrere quelli che sarebbero stati gli ultimi suoi anni di vita, dal 1970 al 1975, quando venne assassinato all’Idroscalo di Ostia nella notte tra l’1 e il 2 novembre.

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Torre di Chia

Sette anni prima, nel 1963, Pasolini visitò questo scorcio di Tuscia e ne rimase affascinato, tanto da girarci alcune scene del Vangelo secondo Matteo, con il torrente Castello, che scorre sotto la Torre, a fare da ambientazione al battesimo di Gesù. Nel novembre del ’70 riuscì ad acquistare l’immobile e lì scrisse parte delle Lettere luterane e la sua celebre incompiuta, il romanzo in forma di appunti Petrolio.

L’acquisto

Abitazione che ora torna ad essere dimora di un artista, l’attore siciliano Gabriele Gallinari. I proprietari hanno provato a cederla allo Stato, data la sua peculiarità. Ma non se ne è fatto nulla e nel 2020 è stato pubblicato l’annuncio di vendita. L’agenzia Dire ha intervistato l’attore una decina di giorni fa, e dalle sue parole emerge la fascinazione che esercita il luogo, probabilmente la stessa che portò Pasolini ad abitarvi.

Il fascino della torre

Racconta Gallinari: “Cercavo una casa in affitto in campagna da queste parti per un’estate, poi mi sono imbattuto in questa che era in vendita. Sull’avviso online c’era la descrizione come ultima dimora di Pasolini e delle foto che mi incuriosivano. Anche se era fuori dai miei programmi sono venuto a vederla e mi sono innamorato di questo posto. Qui – osserva l’attore – c’è una natura preponderante su tutto il resto, incontaminata, e quando arrivi e attraversi il cancello e poi superi le mura si entra in uno spazio che potrebbe essere qualunque cosa, come un luogo dimenticato, come se ci si arrivasse per sbaglio. Si vedono la torre, i ruderi, ma non vedi l’abitazione. Una bellezza sospesa nel tempo e nello spazio. Entrato nella casa vidi legno e vetro: era come stare a Los Angeles negli anni ’40”.

Andrea Tognotti

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