Mourinho contro Ulivieri. Parole grosse tra i due allenatori

Mourinho contro Ulivieri. Parole grosse tra i due allenatori

Mourinho contro Ulivieri. Parole grosse tra i due allenatori. Lo Special One al termine di Roma-Inter di sabato 6 maggio ha risposto al presidente dell’associazione allenatori. Il tecnico portoghese ha tirato in ballo una squalifica per Ulivieri per una vecchia storia di calcio scommesse risalente agli anni ’80.

Mourinho contro Ulivieri

“Ci sono episodi nella partita che se la società vuole commenterà, io non parlerò anche perché sono stato distrutto, attaccato a livello della mia etica e della mia educazione però mi fa un po’ anche di gioia perché lo ha fatto una persona che è stata squalificata per tre anni per sommesse nel calcio ed essere attaccato nella mia etica da una persona così mi fa anche un grande piacere”. Sono le parole José Mourinho ai microfoni di Dazn riferendosi senza citarlo a Renzo Ulivieri. Il presidente di Assoallenatori, che dopo Monza-Roma aveva giudicato “gravi e inaccettabili” le parole dell’allenatore portoghese contro l’arbitro Daniele Chiffi.

LA ROMA CROLLA CONTRO L’INTER

La replica

“Concordo pienamente con Mourinho: siamo fatti di pasta diversa. Però io non me ne rallegro”.  risponde Ulivieri che aggiunge: “Non posso rispondere direttamente a José Mourinho, non perché lui non mi ha nominato espressamente ma perché non è entrato nel merito di quanto da me affermato nel comunicato di tre giorni fa”. Poi il tecnico continua: “In Italia è ancora rimasta democrazia, infatti per l’incarico di presidente Aiac, ruolo per altro non retribuito, si viene eletti dagli stessi allenatori, e non nominati dall’alto”.

La vecchia squalifica

Per quanto riguarda la squalifica di tre anni, per illecito sportivo,  subita nel 1986 Ulivieri ripercorre i fatti cosi: “A due anni dall’inizio della squalifica, che trascorsi alla ricerca di prove a discarico, la Caf, in una sentenza del giugno 1988, riconosceva, riferendosi a me: ‘l’illecito consumato in sua assenza e a sua insaputa’. Questa sentenza presupponeva l’accoglimento di una eventuale richiesta di grazia. Che io però non chiesi, a salvaguardia della mia dignità, perché questo avrebbe significato ammissione di colpa, scegliendo di scontare la squalifica per intero, ripartendo poi dalla serie C”.

Il rapporto con gli arbitri

“In questi giorni tanti amici mi hanno apostrofato: ‘proprio te che litigavi di continuo con gli arbitri’, facendo riferimento alle mie passate e numerose espulsioni quando ero in panchina. Ripeto qui quello che ho detto a loro: finché si è in campo, siamo alla pari (io mi comporto male, tu mi espelli); quando finisce la partita non siamo più alla pari, perché l’allenatore può parlare e l’arbitro no. Questo non mi pareva giusto allora e non mi pare giusto oggi”, conclude il numero uno dell’Aiac.

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