Mecarini: “Le Macchine vanno esposte in città, ma non come Sinfonia d’archi al Poggino”

Mecarini: “Le Macchine vanno esposte in città, ma non come Sinfonia d’archi al Poggino”

Un pezzo di Sinfonia d’Archi sulla rotatoria del Poggino: fu installata anni fa per iniziare a dare forma a un museo diffuso che rendesse visibile la Macchina di Santa Rosa tutto l’anno. Un’idea rimasta lì, naufragata dentro un cespuglio di erba incolta che oggi divora quella parte della Macchina di Angelo Russo ferita dall’abbandono. Il colore è spento, in alcuni punti si è staccato il rivestimento.

L’assenza di manutenzione e di attenzione negli anni ha spazzato via l’antica gloria, trasformandolo in un rudere abbandonato. Un quadro indegno per una tradizione che si fregia del riconoscimento Unesco.

Il degrado che appanna e offende il fulgore del Trasporto ha suscitato la reazione di Russo già da tempo: “Il 1 luglio l’invio di una pec al Comune per chiedere un intervento, poi un’altra mail alla casella di posta dedicata alle segnalazioni dei cittadini e gestita dalla consigliera Maria Rita de Alexandris, colloqui informali con qualche assessore”. Tutto caduto nel vuoto, nulla è cambiato, informa Russo che ha infine lanciato un appello a mezzo stampa: “O la sistemate o la togliete”.

Un grido di sdegno raccolto subito dal presidente del Sodalizio dei Facchini di Santa Rosa, Massimo Mecarini: “Sono d’accordo con Russo. Condividiamo il suo dispiacere e il suo rammarico nel vedere un pezzo della macchina messo lì, nell’incuria più totale. Fa male al cuore”. Anche Mecarini ritiene urgente: “Innanzitutto ripristinare la normalità con uno sfalcio dell’erba e poi provvedere alla sistemazione della struttura”.

Macchina di Santa Rosa abbandonata. Sinfonia d’archi tra le erbacce

Doveroso aprire una riflessione: come rendere tangibile e visibile il Trasporto e il riconoscimento Unesco legandolo anche alla città a fini promozionali e di valorizzazione? Parti delle macchine esposte in città secondo un percorso specifico, che potrebbe includere le rotatorie, ma anche altre soluzioni, potrebbe essere un’idea. “Mi trovo totalmente d’accordo – dice Mecarini -. La realizzazione di un museo dove collocarle a grandezza naturale mi sembra costosa e difficilmente realizzabile. Le rotatorie potrebbero rendere visibile la macchina in tutti i mesi dell’anno. E’ un peccato tenerle dentro un magazzino. Il museo del sodalizio da solo non è sufficiente: è visitatissimo, bellissimo, ma la prima cosa che ci chiedono i visitatori è dove possono vedere la macchina. Dobbiamo dire loro che è smontata dentro un capannone”.

Quest’anno, inoltre, “ricorre il decimo anniversario del riconoscimento Unesco – ricorda Mecarini -. Mi pare che finora a Viterbo sia stato preso sottogamba. Civita di Bagnoregio sta facendo del tutto per ottenerlo. Noi che lo abbiamo da dieci anni in tasca lo lasciamo pressoché inutilizzato”. Sembra, quindi, il momento giusto, non solo per parlarne, ma, soprattutto, per mettere subito in campo delle azioni concrete. Perché va bene progettare il futuro, ma bisogna essere anche in grado di vivere il presente e mettere a frutto quello che già è stato ottenuto. E il riconoscimento Unesco sta lì che aspetta da 10 anni di poter dare un valore in più alla città di Viterbo.