Morte Sestina Arcuri, i giudici: “Landolfi la lanciò dalle scale poi non chiamò subito i soccorsi”

Morte Sestina Arcuri, i giudici: “Landolfi la lanciò dalle scale poi non chiamò subito i soccorsi”

Morte Sestina Arcuri, i giudici di appello: “Landolfi la lanciò dalle scale poi non la soccorse“. Sono state rese pubbliche le motivazioni della sentenza del 21 dicembre scorso che ha ribaltato quella di primo grado della Corte d’Assise di Viterbo che aveva assolto Andrea Landolfi Cudia dall’accusa di omicidio ai danni della sua fidanzata infliggendogli una pena a 22 anni.

La morte di Sestina

Per i giudici l’ipotesi di una caduta accidentale – secondo quanto si legge nelle 50 pagine delle motivazioni – non sta in piedi: “E’ contraria alla logica, alle leggi della fisica e agli accertamenti medico-legali sui corpi dell’imputato e della persona offesa”.

LANDOLFI CONDANNATO, LA FAMIGLIA DI SESTINA: “CI SPERAVAMO”

“Landolfi la lanciò dalle scale per ucciderla”

Per la Corte d’Appello c’era dunque la volontà di uccidere. Un elemento – si legge – “che trova riscontro, innanzitutto, nelle modalità della condotta. Il lancio di un corpo dalla sommità della rampa superiore della scala in direzione del piano inferiore della casa è un’azione che difficilmente lascia scampo alla vittima, priva di riparo e difesa”.

La tragedia in casa della nonna

Tutto avvenne la notte tra il 3 e 4 febbraio del 2019. la coppia stava passando un week end a Ronciglione in casa della nonna del ragazzo. I fidanzati hanno una brutta lite e Sestina precipita dalle scale.

LA BATTAGLIA LEGALE SARA’ ANCORA LUNGA

La presunta omissione di soccorso

Per i giudici di secondo grado Landolfi non avrebbe soccorso immediatamente la ragazza perché aveva paura che raccontasse cosa era avvenuto: “Un lucido piano di Landolfi: quello di temporeggiare fino a quando la povera Maria Sestina non fosse più in grado di raccontare l’accaduto. Tanto è vero che i soccorsi sono stati chiamati quando la ragazza, ormai incosciente, non era in grado di proferire parole sensate”, scrivono i giudici.

IL CORRIERE DI VITERBO SU FACEBOOK E INSTAGRAM

LEGGI IL CORRIERE DI VITERBO – EDICOLA DIGITALE