Nocciole, dopo il boom si rischia la fuga

Nocciole, dopo il boom si rischia la fuga

Nocciole, dopo il boom si rischia la fuga. Siccità e gelate, costi di irrigazione e tasse esorbitanti, terreni esausti, prezzi che calano: nella Tuscia la nocciola non è più il grande business che è stato negli ultimi anni e alcuni corilicoltori, soprattutto nelle zone a bassa quota, stanno tirando i remi in barca. Addirittura c’è chi, come il comitato No Imu, chiede alla Regione Lazio, forse provocatoriamente, finanziamenti per l’espianto, in vista di chissà quale nuova riconversione. L’effetto è paradossale: dopo aver riempito la provincia di Viterbo di noccioleti a perdita d’occhio ora si rischia la grande fuga.

NOCCIOLE E MIMOSE, FIORITURE D’INVERNO

Nocciole, si rischia la fuga

“Paradossale è anche che io debba finire a difendere la nocciola”, dichiara Famiano Crucianelli, presidente del Biodistretto della Via Amerina e delle Forre, che in questi anni ha vestito il ruolo del “grande inquisitore” rispetto ai danni della monocoltura. Nelle zone della Bassa Tuscia o anche della Maremma, tra Tuscania e Montalto, aumentano i noccioleti abbandonati dai proprietari perché non più redditizi. Per il presidente del Biodistretto la soluzione quindi non è espiantare ma diversificare. “Cogliamo questa occasione – conclude – per tornare a valorizzare la biodiversità del nostro territorio”.

Massimiliano Conti

ARTICOLO COMPLETO SUL CORRIERE DI VITERBO DEL 29 GENNAIO