Titolare di club a luci rosse pestato da scambisti: in aula 5 testimoni

Titolare di club a luci rosse pestato da scambisti: in aula 5 testimoni

Presidente di un club di incontri aggredito e minacciato da tre soci. A febbraio saranno sentiti altri 5 testimoni dell’accusa. A fine ottobre la presunta vittima, un 55enne di origini campane, ma residente in provincia, ha riepilogato in aula i fatti avvenuti tra luglio 2020 e maggio 2021, in qualità di parte civile nel dibattimento contro un uomo e una donna, moglie e marito, e un altro amico della coppia.

“Tutto partì da un furto avvenuto a luglio 2020 in un locale che avevo preso in subaffitto dalla coppia di imputati – ha spiegato il 55enne davanti al collegio del Tribunale di Viterbo-. Durante la pandemia un conoscente che avevamo in comune con una scusa mi chiese le chiavi e quando un giorno casualmente passai dal locale constatai che quest’uomo aveva portato via degli arredi di mia proprietà e che aveva rovinato la struttura. La coppia, non avendo più rintracciato questa persona, iniziò a pretendere da me 400 mila euro per rifarsi, a loro dire, dei soldi che avevano investito nella ristrutturazione. Si trattava di circa 280 mila euro, ai quali si sommavano altri importi relativi ai danni morali, accusandomi anche di essere stato complice del furto”.

Col passare dei giorni, le pretese dei tre imputati, stando al resoconto della vittima, si sarebbero fatte sempre più insistenti.

“A maggio 2021 organizzai un evento nel club privè che si trova vicino Viterbo e loro, che erano iscritti all’associazione da me presieduta, mi chiamarono dicendo che avrebbero preso parte alla serata con il terzo imputato, persona a me non gradita, in quanto piuttosto invadente – ha continuato il cinquantenne-. Nel bel mezzo della cena la moglie di uno degli imputati si avvicinò a me sollecitando la restituzione di questi soldi fino a quando si mise a urlare e a cacciare tutti gli ospiti. Poi prese un candelabro con cui distrusse la vetrina in cui erano riposte le bottiglie del bancone del bar, mentre il marito prima mi colpì con un cazzotto e poi mi minacciò con una mazza da golf. Mi  intimò di consegnargli i soldi della casa aggiungendo che sarebbe tornato tutte le sere a prendere il denaro e che se non glieli avessi restituito i 400 mila euro sarebbe finita male”.

Due mesi dopo il terzetto si ripresentò alla porta del circolo per incontri trasgressivi reclamando ancora una volta la cifra che sarebbe stata stimata arbitrariamente. “Quella volta non ero presente, ma una mia collaboratrice mi avvisò per telefono per avvertirmi e le dissi di mandarli via”, ha aggiunto. Si tornerà in aula il 21 febbraio.