Viterbo: lavori socialmente utili per i condannati fino a tre anni

Viterbo: lavori socialmente utili per i condannati fino a tre anni

Lavori socialmente utili al posto del carcere. D’ora in poi chi sarà condannato ad una pena inferiore a tre anni invece di prendere la strada verso Mammagialla potrà contribuire al bene della città adoperandosi negli interventi del verde pubblico. La convenzione che dà il via libera al lavoro di pubblica utilità in alternativa al carcere è stata siglata giovedì mattina. Firmatari il presidente del Tribunale Francesco Oddi e la sindaca di Viterbo Chiara Frontini.  La sigla della convenzione è stata apposta alla presenza del direttore dell’Uepe – Ufficio esecuzione penale esterna Maria Biondo, che riveste un ruolo nevralgico ai fini del buon funzionamento e dell’implementazione degli istituti voluti dalla riforma Cartabia.

Convenzione attesa da tempo

“Era una convenzione attesa da tempo – spiega il presidente del Tribunale Oddi – della quale il Comune era sprovvisto e sulla quale noi come Tribunale puntiamo molto. Ci si attende una crescita, in proporzione rispetto agli altri comuni, del numero dei soggetti interessati dalla convenzione. Un’iniziativa nella quale credo poiché dimostra il vero senso di espiazione della pena. Oltre che favorire il recupero delle persone condannate, il percorso redentivo si risolverà in termini di un servizio alla comunità. La convenzione si propone infine come esempio e traino per altre realtà comunali che, in questi giorni, stanno iniziando a muoversi”.

“Questa collaborazione era nell’aria da tanto tempo – sottolinea la sindaca Chiara Frontini – ma non si era mai concretizzata. In poche parole, coloro che vengono condannati a pene inferiori ai tre anni e per i quali il giudice dispone di scontare una pena alternativa, fuori dal carcere, potranno contribuire al benessere della collettività con attività socialmente utili. Abbiamo previsto che possano aiutare nelle manutenzioni cittadine, in particolare nel verde pubblico”.

L’Uepe sarà chiamato a presidiare alcuni momenti essenziali in sede di programmazione e controllo di quanto disposto dal giudice in occasione dell’applicazione delle sanzioni: dalla stesura del programma di trattamento, alla verifica sulla condotta del condannato e sull’effettività del percorso di reinserimento intrapreso da quest’ultimo. Un percorso già sperimentato in passato e che tra l’altro ha coinvolto anche l’Università degli Studi della Tuscia.